Se qualcuno mi chiedesse quali sono le caretteristiche più importanti per essere un buon anumatore... beh, gli mostrerei questa vignetta che le esprime al meglio.
Non vengono richieste chissà che capacità,
ma soltanto queste e tanta dinamicità :) .
giovedì 22 settembre 2011
mercoledì 21 settembre 2011
MA... PERCHE' QUESTO BLOG???
Tra le tante idee che mi passavano per la testa ho preferito parlare dell’ambito ACR nel mio blog perché è una delle attività che faccio a cui dedico molto del mio tempo e che mi coinvolge davvero tanto.
Per non rischiare di dire banalità ho per lo più raccontato la mia esperienza personale, riportando in base ad essa i miei pensieri e le idee che nel corso del tempo mi sono fatta.
Alcune delle vicende riportate, durante il loro accadere, non sono state del tutto positive ma fortunatamente hanno avuto per lo più un lieto risvolto e sono diventate quindi per me di rilevante importanza.
Fare ACR non aiuta a diventare una “brava maestrina” : è un vissuto che ci mette a contatto diretto con le persone, che ci aiuta a rapportarci con il mondo esterno in modo che tale confronto sia utile per la nostra crescita personale e maturità, e allo stesso tempo ci renda utili per la crescita degli altri.
Devo essere sincera, non è sempre facile svegliarsi la domenica mattina per andare a messa e poi fare ACR se il sabato sera si è tornati tardi e si è pieni di sonno, costretti a mettere un paio di occhiali da sole neri che nascondano le occhiaie e per evitare di sentirsi dire “Hai sonno maestra??” J. Ma poi la fatica è tutta ricompensata; è un’attività di volontariato che gratifica, che ti rende felice! I bambini hanno un potere magico verso di me, mi rendono spensierata anche solo con un sorriso. Stare a contatto con loro mi fa staccare la testa da tutto; mi concerto su di loro, su come farli divertire e sentire a proprio agio, e loro allo stesso tempo fanno divertire me. E’ una cosa strana da spiegare: tantissime persone mi chiedono chi me lo fa fare, ma a me piace e non è di alcun peso.
E’ molto evidente quindi che parlato per lo più di me in questo blog perché credo (e spero più che altro) che dalle esperienze di una persona talvolta si possa capire molto di più che da un libro o sito internet esplicativo; quello che gli altri raccontano ti coinvolge in un modo più concreto e reale, non astratto o puramente didattico. Ogni tanto faccio riferimento a qualche autore o pedagogista in alcuni post per concretizzare o dare addito ad alcune affermazioni, non campate nell’aria o irreali.
Spero che nel mio piccolo con questo blog possa essere o possa essere stata utile a coloro che come me hanno esperienze di tale genere, come punto di confronto o anche di “scontro” per chi invece la pensa in modo diverso. O magari quello che ho scritto ha invogliato qualcuno e diventare animatore, si sa mai ;) .
Ringrazio tutti coloro che continuano a commentare e partecipare al mio blog con idee, argomentazioni e suggerimenti, tutti molto interessanti e super apprezzati J .
Per non rischiare di dire banalità ho per lo più raccontato la mia esperienza personale, riportando in base ad essa i miei pensieri e le idee che nel corso del tempo mi sono fatta.
Alcune delle vicende riportate, durante il loro accadere, non sono state del tutto positive ma fortunatamente hanno avuto per lo più un lieto risvolto e sono diventate quindi per me di rilevante importanza.
Fare ACR non aiuta a diventare una “brava maestrina” : è un vissuto che ci mette a contatto diretto con le persone, che ci aiuta a rapportarci con il mondo esterno in modo che tale confronto sia utile per la nostra crescita personale e maturità, e allo stesso tempo ci renda utili per la crescita degli altri.
Devo essere sincera, non è sempre facile svegliarsi la domenica mattina per andare a messa e poi fare ACR se il sabato sera si è tornati tardi e si è pieni di sonno, costretti a mettere un paio di occhiali da sole neri che nascondano le occhiaie e per evitare di sentirsi dire “Hai sonno maestra??” J. Ma poi la fatica è tutta ricompensata; è un’attività di volontariato che gratifica, che ti rende felice! I bambini hanno un potere magico verso di me, mi rendono spensierata anche solo con un sorriso. Stare a contatto con loro mi fa staccare la testa da tutto; mi concerto su di loro, su come farli divertire e sentire a proprio agio, e loro allo stesso tempo fanno divertire me. E’ una cosa strana da spiegare: tantissime persone mi chiedono chi me lo fa fare, ma a me piace e non è di alcun peso.
E’ molto evidente quindi che parlato per lo più di me in questo blog perché credo (e spero più che altro) che dalle esperienze di una persona talvolta si possa capire molto di più che da un libro o sito internet esplicativo; quello che gli altri raccontano ti coinvolge in un modo più concreto e reale, non astratto o puramente didattico. Ogni tanto faccio riferimento a qualche autore o pedagogista in alcuni post per concretizzare o dare addito ad alcune affermazioni, non campate nell’aria o irreali.
Spero che nel mio piccolo con questo blog possa essere o possa essere stata utile a coloro che come me hanno esperienze di tale genere, come punto di confronto o anche di “scontro” per chi invece la pensa in modo diverso. O magari quello che ho scritto ha invogliato qualcuno e diventare animatore, si sa mai ;) .
Ringrazio tutti coloro che continuano a commentare e partecipare al mio blog con idee, argomentazioni e suggerimenti, tutti molto interessanti e super apprezzati J .
lunedì 19 settembre 2011
CRESCERE GIOCANDO!!...
I bambini, in quanto tali, hanno molto bisogno di giocare ma poche occasioni per farlo. Nella maggior parte dei paesi a me limitrofi, per esempio, gli spazi dedicati al gioco libero dei fanciulli sono limitati o talvolta nemmeno ci sono. Facendo l’ACR mi rendo conto spesso di questo, ed è per ciò che cerco di ridurre al minimo le “conclusioni morali” dell’attività cercando di dedicare più tempo al gioco ad essa collegato.
Giocare provoca benessere e piacere; è una delle poche attività infantili che non richiedono serietà o eccessivo controllo personale; è fatto per divertirsi e proprio per questo non deve essere limitativo né eccessivamente controllato . Evoca un’ esperienza di libertà che con la fantasia rende possibile anche una modifica della realtà.
E’ un crescere divertendosi che favorisce lo sviluppo intellettivo del bambino, il quale mentre gioca entra in relazione sia con il mondo esterno ,scoprendolo, che con il proprio corpo prendendone contatto diretto e conoscenza; egli inoltre viene stimolato cognitivamente, cosa che concorre alla sua salute fisica e psichica: non giocare impoverisce.
Il momento del gioco può quindi avere diverse funzioni:
Giocare provoca benessere e piacere; è una delle poche attività infantili che non richiedono serietà o eccessivo controllo personale; è fatto per divertirsi e proprio per questo non deve essere limitativo né eccessivamente controllato . Evoca un’ esperienza di libertà che con la fantasia rende possibile anche una modifica della realtà.
E’ un crescere divertendosi che favorisce lo sviluppo intellettivo del bambino, il quale mentre gioca entra in relazione sia con il mondo esterno ,scoprendolo, che con il proprio corpo prendendone contatto diretto e conoscenza; egli inoltre viene stimolato cognitivamente, cosa che concorre alla sua salute fisica e psichica: non giocare impoverisce.
Il momento del gioco può quindi avere diverse funzioni:
· favorire la fiducia in sé e l’autostima del bambino, il quale si mette in gioco e si sperimenta contribuendo così a sviluppare al meglio le sue potenzialità o talenti magari ancora non emersi/nascosti. Di fronte ad un gioco si impara ad aver contatto con se stessi e a conoscersi, comprendere i propri limiti e capacità per accettarsi e cercare di migliorare. Ricevere una sconfitta durante il gioco non è sempre una cosa negativa: spesso accade che alcuni bambini perdendo o non raggiungendo ciò che vogliono abbiano scatti di “rabbia”, pianto o inizino ad alzare le mani; se ben seguito, il gioco può essere loro utile per controllare questi scatti di impulsività e a rilassarsi. Nel giocare non deve esserci tensione o cattiveria, soltanto un po’ di sana competitività che in alcuni casi è d’obbligo.
· Cresce, giocando, il senso di responsabilità e di rispetto infantile, per gli altri e delle regole che ha fissato chi ha proposto il gioco. E’ un imparare radicato alla realtà dove il bambino è soggetto attivo del suo apprendimento.
· Il ragazzino mentre gioca è inserito in molti casi all’interno di una squadra e ciò lo aiuta a sviluppare lo spirito di collaborazione e dello stare assieme al gruppo di coetanei.
· I coetanei, un altro importante elemento che caratterizza la giovane età. Un bambino che non ha fratelli ha bisogno di giocare con i ragazzi della sua età per avere un punto di confronto e quindi di crescita. I genitori, talvolta troppo impegnato nel lavoro, rischiano di trascurare l’ esigenza di giocare del bambino figlio unico per stanchezza o poca voglia, e di questo il bimbo ne risente. Resta sempre comunque importante, in qualsiasi caso, che il bambino abbia quotidiani contatti diretti con i coetanei, molto più simili a lui.
Froebel nel suo pensiero sosteneva saldamente l’importanza dell’attività ludica per il fanciullo: è la “libera e spontanea espressione della sua intera personalità” o meglio ancora “la totale manifestazione dell’infante” che entra prima in relazione con sé e poi con le cose che lo circondano come se queste ultime fossero vive.
Con il gioco egli conosce le forma delle cose in modo concerto, che cercherà poi di rappresentare nei disegni.
Oltre a Froebel anche Schiller da molta importanza al gioco dicendo che “l’uomo è pienamente tale solo quando gioca”. Il gioco è un’esperienza vitale ed universale perché non esiste luogo, epoca o cultura in cui non si giochi.
E’ un’esperienza totale perché coinvolge interamente l’individuo e non si limita alla sola età infantile ma affiora in tutte le fasi dell’età. Non è un semplice svago o passatempo che da felicità, ma influisce sulla crescita, sullo sviluppo della creatività, sulla capacità di socializzazione, sullo sviluppo affettivo, cognitivo, simbolico ecc…
L’attività ludica ha quindi importanza notevole per tutti i livelli d’età.
A mio parere dovrebbero essere ricreate maggiori occasioni di gioco comunitario e condiviso, non solo per i più piccoli.
Mi piacciono alcune iniziative sostenute e organizzate dalla mia parrocchia che hanno questo obiettivo: alcuni genitori organizzano dei ritrovi qualche domenica pomeriggio dedicati interamente al gioco e al divertimento, dei più piccoli e non solo.
Con il gioco egli conosce le forma delle cose in modo concerto, che cercherà poi di rappresentare nei disegni.
Oltre a Froebel anche Schiller da molta importanza al gioco dicendo che “l’uomo è pienamente tale solo quando gioca”. Il gioco è un’esperienza vitale ed universale perché non esiste luogo, epoca o cultura in cui non si giochi.
E’ un’esperienza totale perché coinvolge interamente l’individuo e non si limita alla sola età infantile ma affiora in tutte le fasi dell’età. Non è un semplice svago o passatempo che da felicità, ma influisce sulla crescita, sullo sviluppo della creatività, sulla capacità di socializzazione, sullo sviluppo affettivo, cognitivo, simbolico ecc…
L’attività ludica ha quindi importanza notevole per tutti i livelli d’età.
A mio parere dovrebbero essere ricreate maggiori occasioni di gioco comunitario e condiviso, non solo per i più piccoli.
Mi piacciono alcune iniziative sostenute e organizzate dalla mia parrocchia che hanno questo obiettivo: alcuni genitori organizzano dei ritrovi qualche domenica pomeriggio dedicati interamente al gioco e al divertimento, dei più piccoli e non solo.
mercoledì 14 settembre 2011
METTIAMOCI ALLA PROVA : una nuova sfida.
Uso il pretesto del grest per raccontare un mio vissuto e cercare di condividere quello che io ho provato.
La scelta di quale fascia d’età animare non viene presa da noi animatori in pima persona ma è il risultato di un lavoro fatto dal parroco e dalla nostra responsabile ACR, i quali avendo davanti una lista di tutti gli animatori e conoscendone personalmente la maggior parte, cercano di creare dei raggruppamenti nel modo più equilibrato possibile .
Dopo essersi fatti un’idea anche generale chiedono il nostro parere ma… come si può non accettare di animare il gruppo prima e seconda media quando ci si rende conto che non ci sono altri animatori “adatti” a farlo? Tutti troppo piccoli per animare questi ragazzi, o impegnati in altri gruppi perché non se la sentono di passare già alle medie. Eh, a dire il vero nemmeno ero pronta. Mi sentivo inadatta a quella situazione, probabilmente perché era la prima volta ma non sapevo proprio come e da che parte iniziare. Ero abituata a parlare con i bambini delle elementari e non sapevo nemmeno che linguaggio usare con loro. Di consolazione mi era il fatto che ad una mia amica era toccata la terza media e che quindi mi poteva andare peggio J.
L’animatore deve avere la capacità di problem-solving anche nei momenti più critici e in quanto tale pure io dovevo avercela.
Fortunatamente ho avuto come compagno di avventure Simone, un animatore che era stato già al campo scuola e che quindi conosceva un po’ meglio di me questi ragazzi. Durante la preparazione tutto sembrava andare bene, le attività che ideavo mi piacevano e lo sesso pensavano le persone a cui chiedevo consiglio. Però Simone finché organizzavamo il grest era impegnato a preparare il campo scuola e quindi non mi poteva aiutare, cosa che invece mi sarebbe stata molto utile poiché sapeva meglio di me chi ci saremo trovati davanti. Un po’ ad occhi chiusi ho provato a ideare le attività anticipando una breve attività-riflessione al gioco più attivo. Tutto era pronto per il primo giorno di grest. Il tema era l’amicizia… avevo preparato tanti bei discorsi sulla fiducia, sui veri amici, sul fatto che non si devono escludere le persone dai gruppi ne bisogna deriderle ecc. ma non appena ho visti i ragazzini mi sono chiesta “chissà quante volte hanno sentito parlare di queste cose loro? risulterò sicuramente banale!!” . L’amicizia è un tema molto trattato e io probabilmente stavo per dire cose banali e basta; ma mi sono resa conto di ciò solo dopo aver avuto un contatto diretto con il gruppo. Troppo tardi! Ed ecco che la mia attività stava andando in frantumi.
Era solo l’inizio, e io stavo già per entrare in panico. Parlavo io e c’era una confusione totale, parlava Simone e almeno qualcuno lo stava ad ascoltare. Quel giorno l’attività è stata un po’ condotta improvvisando ma questo ha servito da lezione per i giorni successivi. Ci siamo resi conto, riflettendoci su, che il gruppo era un po’ troppo numeroso per essere gestito da solo due persone e per ciò abbiamo chiesto qualche animatore in ausilio. Ma questo non era sufficiente: dovevo essere più coinvolgente ed eliminare le mie paure, dovevo buttarmi, provarci… l’animatore è fatto apposta per fare figuracce! Ed era proprio quello che io dovevo fare, sciogliermi e buttarmi in mezzo al gruppo. Ho iniziato a fare assieme a loro i giochi che proponevo(cosa utile anche per capire se erano orribili), durante le pause mi sedevo qualche volta tra di loro a parlare, li trattavo da grandi , cercavo di rivolgermi a loro senza far trasparire le mie preoccupazioni anche se a far tutto questo facevo molta fatica. Tre giorni per ingranare e solo uno di buona riuscita dell’attività ma il risultato positivo anche solo di una giornata mi ha dato soddisfazione perché mi sono messa alla prova, perché mi sono messa in gioco e perché ho capito che ci posso riuscire.
Devo dire che se non fosse stato per Simone mi sarei molto più scoraggiata sin dall’inizio; molte volte passavo la parola a lui nei momenti in cui non sapevo più che dire e lui in altrettanti casi la passava a me: è stato un bel lavoro di collaborazione. In fin dei conti io credo che proprio questo sia il compito del gruppo animatori, dare man forte nelle situazioni di crisi e difficoltà in modo reciproco, per crescere e diventare un gruppo sempre più solido e forte, tenuto saldo da legami di amicizia e non solo di “lavoro” .
La scelta di quale fascia d’età animare non viene presa da noi animatori in pima persona ma è il risultato di un lavoro fatto dal parroco e dalla nostra responsabile ACR, i quali avendo davanti una lista di tutti gli animatori e conoscendone personalmente la maggior parte, cercano di creare dei raggruppamenti nel modo più equilibrato possibile .
Dopo essersi fatti un’idea anche generale chiedono il nostro parere ma… come si può non accettare di animare il gruppo prima e seconda media quando ci si rende conto che non ci sono altri animatori “adatti” a farlo? Tutti troppo piccoli per animare questi ragazzi, o impegnati in altri gruppi perché non se la sentono di passare già alle medie. Eh, a dire il vero nemmeno ero pronta. Mi sentivo inadatta a quella situazione, probabilmente perché era la prima volta ma non sapevo proprio come e da che parte iniziare. Ero abituata a parlare con i bambini delle elementari e non sapevo nemmeno che linguaggio usare con loro. Di consolazione mi era il fatto che ad una mia amica era toccata la terza media e che quindi mi poteva andare peggio J.
L’animatore deve avere la capacità di problem-solving anche nei momenti più critici e in quanto tale pure io dovevo avercela.
Fortunatamente ho avuto come compagno di avventure Simone, un animatore che era stato già al campo scuola e che quindi conosceva un po’ meglio di me questi ragazzi. Durante la preparazione tutto sembrava andare bene, le attività che ideavo mi piacevano e lo sesso pensavano le persone a cui chiedevo consiglio. Però Simone finché organizzavamo il grest era impegnato a preparare il campo scuola e quindi non mi poteva aiutare, cosa che invece mi sarebbe stata molto utile poiché sapeva meglio di me chi ci saremo trovati davanti. Un po’ ad occhi chiusi ho provato a ideare le attività anticipando una breve attività-riflessione al gioco più attivo. Tutto era pronto per il primo giorno di grest. Il tema era l’amicizia… avevo preparato tanti bei discorsi sulla fiducia, sui veri amici, sul fatto che non si devono escludere le persone dai gruppi ne bisogna deriderle ecc. ma non appena ho visti i ragazzini mi sono chiesta “chissà quante volte hanno sentito parlare di queste cose loro? risulterò sicuramente banale!!” . L’amicizia è un tema molto trattato e io probabilmente stavo per dire cose banali e basta; ma mi sono resa conto di ciò solo dopo aver avuto un contatto diretto con il gruppo. Troppo tardi! Ed ecco che la mia attività stava andando in frantumi.
Era solo l’inizio, e io stavo già per entrare in panico. Parlavo io e c’era una confusione totale, parlava Simone e almeno qualcuno lo stava ad ascoltare. Quel giorno l’attività è stata un po’ condotta improvvisando ma questo ha servito da lezione per i giorni successivi. Ci siamo resi conto, riflettendoci su, che il gruppo era un po’ troppo numeroso per essere gestito da solo due persone e per ciò abbiamo chiesto qualche animatore in ausilio. Ma questo non era sufficiente: dovevo essere più coinvolgente ed eliminare le mie paure, dovevo buttarmi, provarci… l’animatore è fatto apposta per fare figuracce! Ed era proprio quello che io dovevo fare, sciogliermi e buttarmi in mezzo al gruppo. Ho iniziato a fare assieme a loro i giochi che proponevo(cosa utile anche per capire se erano orribili), durante le pause mi sedevo qualche volta tra di loro a parlare, li trattavo da grandi , cercavo di rivolgermi a loro senza far trasparire le mie preoccupazioni anche se a far tutto questo facevo molta fatica. Tre giorni per ingranare e solo uno di buona riuscita dell’attività ma il risultato positivo anche solo di una giornata mi ha dato soddisfazione perché mi sono messa alla prova, perché mi sono messa in gioco e perché ho capito che ci posso riuscire.
Devo dire che se non fosse stato per Simone mi sarei molto più scoraggiata sin dall’inizio; molte volte passavo la parola a lui nei momenti in cui non sapevo più che dire e lui in altrettanti casi la passava a me: è stato un bel lavoro di collaborazione. In fin dei conti io credo che proprio questo sia il compito del gruppo animatori, dare man forte nelle situazioni di crisi e difficoltà in modo reciproco, per crescere e diventare un gruppo sempre più solido e forte, tenuto saldo da legami di amicizia e non solo di “lavoro” .
lunedì 12 settembre 2011
ED ORA... TIRIAMO UN PO' LE SOMME !!
Quando verso giugno abbiamo iniziato a sondare il terreno per cominciare a parlare del GREST mi sono resa conto di essere una delle poche animatrici ACR rimaste disponibili e quindi in un certo senso era d’obbligo che accettassi di esserne una delle organizzatrici, nonostante l’impresa si presentasse ardua sin dall’inizio.
Alla prima riunione si sono proposti ben 32 nuovi animatori.
Certo, in un primo momento si può pensare: “positivo, ci sarà meno lavoro da fare se siamo in tanti a dividercelo!”.. E invece no!!! chi ha fatto questo ragionamento non sa che di questi 32 animatori quasi tutti erano ragazzi che avevano appena finito la prima superiore e che quindi fino allo scorso anno erano animati al GREST.
Di certo, essendo un’attività di volontariato aperta a tutti , non si potevano escludere a priori certe persone quindi rimboccandoci le maniche abbiamo iniziato a lavorare tutti assieme.
Fortunatamente, e lo dico senza cattiveria, i meno volenterosi dopo i primi 3 incontri di formazione che abbiamo fatto con un’educatrice si sono ritirati riducendo in buona parte i cosiddetti “Animissimi” e quindi le nostre fatiche.
Per dirla in breve è stato un doppio grest, se così si può definire.
Eravamo solo 7 ragazzi grandi e dovevamo fare da animatori sia ai bambini iscritti al grest che a queste nuove reclute un po’ inesperte.
Ma non ci siamo fatti scoraggiare. Facevamo 3 riunioni a settimana con questi ragazzi: un incontro con l’educatrice e due solo noi animatori. Dalle basi e raccontando le nostre esperienze abbiamo cercato di insegnare loro quel poco che noi sappiamo su come si fa animazione e tutto sommato alla fine non è andata male.
Ciò che mi preoccupava all’inizio era il fatto che da sempre negli incontri per gli educatori ACR ci veniva detto “non si può essere animatori se non si è abbastanza maturi, disponibili, responsabili, capaci di collaborare tra di noi e con gli altri”, ed era in questo che i nuovi ragazzi erano forse un po’ carenti.
Gli animatori sono i protagonisti del grest, nel senso che tutti guardano ciò che loro fanno e inevitabilmente prendono quell’azione come giusta.
Un animatore che fuma, che va in giro per tutta la mattina con una cuffietta dell’ mp3 all’orecchio con la musica talmente alta che non riesce nemmeno sentire se un bambino o altri lo stanno chiamando sbraitando, o che usa il cellulare davanti ai ragazzi quando nel regolamento per i piccoli è scritto “lasciate a casa i cellulari!” forse ha bisogno ancora di qualche insegnamento da parte di chi ne sa di più; ed è per questo che abbiamo chiesto aiuto ad un’educatrice molto disponibile e preparata di nome Marisa.
Devo essere sincera e dire però che questo è stato uno dei grest più belli che ho fatto.
La responsabilità che mi sentivo addosso era alleggerita dal fatto che pure io mi stavo divertendo ad essere lì, e non poco. Si è venuto a creare un bel clima tra di noi animatori e questo ha aiutato molto. Certo di sbagli ce ne sono stati, di rimproveri altrettanti ma d’altra parte è dagli errori che si impara; sono stata anche io un’animatrice molto impacciata ed inesperta: non mi sarebbe stato di certo d’aiuto ricevere drammatiche sgridate o innumerevoli commenti negativi, quindi a volte io stessa chiudevo un occhio sugli sbagli meno importanti o prendevo da parte l’animatore( non erano soltanto le nuove reclute a sbagliare) e con tranquillità cercavo di spiegargli l’accaduto. La questione veniva risolta e tranquillamente non si ripresentava più.
Se quindi per i bambini il GREST è un occasione di divertimento ma anche di crescita e formazione, lo è altrettanto per gli animatori. A contatto con i bambini si impara ad essere “fratelli maggiori”… un mix per entrambe le parti di gioco(divertimento) e moralità(crescita interiore) perché non dobbiamo dimenticare che tutto ciò è fatto all’interno di un ambito parrocchiale e quindi religioso che ha lo scopo di trasmettere sempre dei buoni e utili valori.
E’ stata una settimana di grest che mi ha veramente soddisfatto, e credo che se questa volta è andata così, il prossimo anno sarà ancora più divertente.
Alla prima riunione si sono proposti ben 32 nuovi animatori.
Certo, in un primo momento si può pensare: “positivo, ci sarà meno lavoro da fare se siamo in tanti a dividercelo!”.. E invece no!!! chi ha fatto questo ragionamento non sa che di questi 32 animatori quasi tutti erano ragazzi che avevano appena finito la prima superiore e che quindi fino allo scorso anno erano animati al GREST.
Di certo, essendo un’attività di volontariato aperta a tutti , non si potevano escludere a priori certe persone quindi rimboccandoci le maniche abbiamo iniziato a lavorare tutti assieme.
Fortunatamente, e lo dico senza cattiveria, i meno volenterosi dopo i primi 3 incontri di formazione che abbiamo fatto con un’educatrice si sono ritirati riducendo in buona parte i cosiddetti “Animissimi” e quindi le nostre fatiche.
Per dirla in breve è stato un doppio grest, se così si può definire.
Eravamo solo 7 ragazzi grandi e dovevamo fare da animatori sia ai bambini iscritti al grest che a queste nuove reclute un po’ inesperte.
Ma non ci siamo fatti scoraggiare. Facevamo 3 riunioni a settimana con questi ragazzi: un incontro con l’educatrice e due solo noi animatori. Dalle basi e raccontando le nostre esperienze abbiamo cercato di insegnare loro quel poco che noi sappiamo su come si fa animazione e tutto sommato alla fine non è andata male.
Ciò che mi preoccupava all’inizio era il fatto che da sempre negli incontri per gli educatori ACR ci veniva detto “non si può essere animatori se non si è abbastanza maturi, disponibili, responsabili, capaci di collaborare tra di noi e con gli altri”, ed era in questo che i nuovi ragazzi erano forse un po’ carenti.
Gli animatori sono i protagonisti del grest, nel senso che tutti guardano ciò che loro fanno e inevitabilmente prendono quell’azione come giusta.
Un animatore che fuma, che va in giro per tutta la mattina con una cuffietta dell’ mp3 all’orecchio con la musica talmente alta che non riesce nemmeno sentire se un bambino o altri lo stanno chiamando sbraitando, o che usa il cellulare davanti ai ragazzi quando nel regolamento per i piccoli è scritto “lasciate a casa i cellulari!” forse ha bisogno ancora di qualche insegnamento da parte di chi ne sa di più; ed è per questo che abbiamo chiesto aiuto ad un’educatrice molto disponibile e preparata di nome Marisa.
Devo essere sincera e dire però che questo è stato uno dei grest più belli che ho fatto.
La responsabilità che mi sentivo addosso era alleggerita dal fatto che pure io mi stavo divertendo ad essere lì, e non poco. Si è venuto a creare un bel clima tra di noi animatori e questo ha aiutato molto. Certo di sbagli ce ne sono stati, di rimproveri altrettanti ma d’altra parte è dagli errori che si impara; sono stata anche io un’animatrice molto impacciata ed inesperta: non mi sarebbe stato di certo d’aiuto ricevere drammatiche sgridate o innumerevoli commenti negativi, quindi a volte io stessa chiudevo un occhio sugli sbagli meno importanti o prendevo da parte l’animatore( non erano soltanto le nuove reclute a sbagliare) e con tranquillità cercavo di spiegargli l’accaduto. La questione veniva risolta e tranquillamente non si ripresentava più.
Se quindi per i bambini il GREST è un occasione di divertimento ma anche di crescita e formazione, lo è altrettanto per gli animatori. A contatto con i bambini si impara ad essere “fratelli maggiori”… un mix per entrambe le parti di gioco(divertimento) e moralità(crescita interiore) perché non dobbiamo dimenticare che tutto ciò è fatto all’interno di un ambito parrocchiale e quindi religioso che ha lo scopo di trasmettere sempre dei buoni e utili valori.
E’ stata una settimana di grest che mi ha veramente soddisfatto, e credo che se questa volta è andata così, il prossimo anno sarà ancora più divertente.
martedì 30 agosto 2011
Ma GREST e ACR sono la stessa cosa??...
Mi piace il commento di Ilaria al mio ultimo post, rende bene l’idea di quello che è il GREST e di quale sia in parte il suo obiettivo.
E’ una proposta che serve proprio a non far andare in frantumi il lavoro di un anno di ACR; è un proseguire meno intenso e, se si può dire, meno impegnativo ma sempre molto utile.
Al grest ci sono circo 130 bambini iscritti sempre presenti, indice del fatto che è un’attività molto apprezzata sia dai genitori che dai ragazzi.
Lo definisco meno impegnativo perché avendo più tempo a disposizione si riescono a ricavare molti più spazi di puro gioco rispetto all’ora che abbiamo la domenica mattina. I bambini, o almeno quelli della mia parrocchia, hanno molto bisogno di giocare assieme all’aperto. Ci è stato persino richiesto più volte di fare il GREST anche dopo pranzo, e i bambini che ci vedevano lì al pomeriggio a preparare per il giorno dopo ci chiedevano di fargli fare qualche gioco o giocare con loro. E’ un’occasione per stare assieme e divertirsi, senza passare tutto il giorno chiusi in casa tra TV, compiti e video giochi.
Lo stampo alla base di ACR e GREST è molto simile, per non dire lo stesso; sicuramente la variabile tempo influisce molto nel differenziarli poiché avendo a disposizione un’intera mattina è possibile una più vasta gamma di iniziative come per esempio i laboratori per la preparazione di lavoretti da portare a casa o da vendere alla serata finale, cosa che da ai bambini molta soddisfazione.
Per quanto riguarda i giochi della domenica mattina, prima o dopo l’attività, sono molto liberi e lasciati all’iniziativa dei ragazzi: calcio, flipper, pallavolo, salto alla corda… mentre al grest sono preparati anticipatamente per ogni momento, non ci sono spazi vuoti o di gioco libero in quanto avendo a che fare con un centinaio di ragazzi la cosa risulterebbe un po’ dispersiva o meglio caotica.
Entrambe queste iniziative sono proposte dall’Azione Cattolica mettendo a disposizione dei sussidi per gli animatori che fanno da linee guida nello svolgimento delle attività, dei giochi e dei laboratori.
Ultimo ma non meno importante obiettivo del grest è quello di essere un ottimo trampolino di lancio per i neo-animatori, ovvero i ragazzi del gruppo giovanissimi che hanno voglia di mettersi alla prova come animatori.
E’ una proposta che serve proprio a non far andare in frantumi il lavoro di un anno di ACR; è un proseguire meno intenso e, se si può dire, meno impegnativo ma sempre molto utile.
Al grest ci sono circo 130 bambini iscritti sempre presenti, indice del fatto che è un’attività molto apprezzata sia dai genitori che dai ragazzi.
Lo definisco meno impegnativo perché avendo più tempo a disposizione si riescono a ricavare molti più spazi di puro gioco rispetto all’ora che abbiamo la domenica mattina. I bambini, o almeno quelli della mia parrocchia, hanno molto bisogno di giocare assieme all’aperto. Ci è stato persino richiesto più volte di fare il GREST anche dopo pranzo, e i bambini che ci vedevano lì al pomeriggio a preparare per il giorno dopo ci chiedevano di fargli fare qualche gioco o giocare con loro. E’ un’occasione per stare assieme e divertirsi, senza passare tutto il giorno chiusi in casa tra TV, compiti e video giochi.
Lo stampo alla base di ACR e GREST è molto simile, per non dire lo stesso; sicuramente la variabile tempo influisce molto nel differenziarli poiché avendo a disposizione un’intera mattina è possibile una più vasta gamma di iniziative come per esempio i laboratori per la preparazione di lavoretti da portare a casa o da vendere alla serata finale, cosa che da ai bambini molta soddisfazione.
Per quanto riguarda i giochi della domenica mattina, prima o dopo l’attività, sono molto liberi e lasciati all’iniziativa dei ragazzi: calcio, flipper, pallavolo, salto alla corda… mentre al grest sono preparati anticipatamente per ogni momento, non ci sono spazi vuoti o di gioco libero in quanto avendo a che fare con un centinaio di ragazzi la cosa risulterebbe un po’ dispersiva o meglio caotica.
Entrambe queste iniziative sono proposte dall’Azione Cattolica mettendo a disposizione dei sussidi per gli animatori che fanno da linee guida nello svolgimento delle attività, dei giochi e dei laboratori.
Ultimo ma non meno importante obiettivo del grest è quello di essere un ottimo trampolino di lancio per i neo-animatori, ovvero i ragazzi del gruppo giovanissimi che hanno voglia di mettersi alla prova come animatori.
mercoledì 24 agosto 2011
Ma in estate … l’ACR va in vacanza??
Durante il periodo estivo l’ACR subisce una piccola modifica e prende il nome di GREST, sigla che sta a significare il “GRuppo EStivo”.
Se durante l’anno quest’attività occupa un periodo che va da Ottobre a Maggio, nel periodo estivo essa viene svolta in un tempo molto più breve che può variare da 1 a 4 settimane, durante i mesi di Giugno- Luglio – Agosto –Settembre, a discrezione della parrocchia e di chi lo organizza.
Nel mio caso sono ancora in corso i preparativi perché il GREST verrà svolto dal 29 agosto al 4 settembre, e terrà occupati i bambini da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30 mentre il sabato dalle 15.30 alle 22.30 con uno spettacolo di chiusura realizzato dai bambini e da noi animatori per divertire il pubblico per lo più di genitori.
La realizzazione del GREST si basa sempre su un racconto e quest’anno abbiamo scelto, tra le varie proposte, la storia di Davide figlio di Jesse che sconfisse il gigante Golia. La storia è ovviamente raccontata in modo molto più “fiabesco” introducendo tra i personaggi due ragazzi comuni che, trasformati in pecorelle, entrano a far parte del gregge del giovane Davide ed un computer di nome “Piccì” che li accompagna nella loro avventura alla conoscenza dell’eccellente pastore, suonatore di cetra e lanciatore di fionda.
Tutto questo ha l’obiettivo di aiutare i ragazzi a svolgere i loro compiti per casa: fare una ricerca su un personaggio, anche non noto, che ha compiuto un’impresa importante.
La giornata ha un tema preciso che è recuperato dalla storia, ed ogni mattina ne viene rappresentata una parte attraverso una breve scenetta che mette in evidenza in modo chiaro il tema della giornata.
Le tematiche quest’anno sono:
LUNEDì: Amicizia
MARTEDì’: Cuore generoso
MERCOLEDì: Talenti
GIOVEDì: Sfide.
Il venerdì nello spazio dedicato all’attività viene invece preparato lo spettacolo finale del sabato sera (scenette, balli, scenografie, sketch divertenti …) dividendo i bambini in gruppi, in base alle necessità.
Il sabato invece è dedicato interamente al gioco e poi la cena in compagnia.
Lo spettacolo finale è realizzato allo scopo di presentare ai genitori e a coloro che hanno voglia di parteciparvi il risultato finale del nostro lavoro e palesare l’obiettivo che volevamo raggiungere.
Se durante l’anno quest’attività occupa un periodo che va da Ottobre a Maggio, nel periodo estivo essa viene svolta in un tempo molto più breve che può variare da 1 a 4 settimane, durante i mesi di Giugno- Luglio – Agosto –Settembre, a discrezione della parrocchia e di chi lo organizza.
Nel mio caso sono ancora in corso i preparativi perché il GREST verrà svolto dal 29 agosto al 4 settembre, e terrà occupati i bambini da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30 mentre il sabato dalle 15.30 alle 22.30 con uno spettacolo di chiusura realizzato dai bambini e da noi animatori per divertire il pubblico per lo più di genitori.
La realizzazione del GREST si basa sempre su un racconto e quest’anno abbiamo scelto, tra le varie proposte, la storia di Davide figlio di Jesse che sconfisse il gigante Golia. La storia è ovviamente raccontata in modo molto più “fiabesco” introducendo tra i personaggi due ragazzi comuni che, trasformati in pecorelle, entrano a far parte del gregge del giovane Davide ed un computer di nome “Piccì” che li accompagna nella loro avventura alla conoscenza dell’eccellente pastore, suonatore di cetra e lanciatore di fionda.
Tutto questo ha l’obiettivo di aiutare i ragazzi a svolgere i loro compiti per casa: fare una ricerca su un personaggio, anche non noto, che ha compiuto un’impresa importante.
La giornata ha un tema preciso che è recuperato dalla storia, ed ogni mattina ne viene rappresentata una parte attraverso una breve scenetta che mette in evidenza in modo chiaro il tema della giornata.
Le tematiche quest’anno sono:
LUNEDì: Amicizia
MARTEDì’: Cuore generoso
MERCOLEDì: Talenti
GIOVEDì: Sfide.
Il venerdì nello spazio dedicato all’attività viene invece preparato lo spettacolo finale del sabato sera (scenette, balli, scenografie, sketch divertenti …) dividendo i bambini in gruppi, in base alle necessità.
Il sabato invece è dedicato interamente al gioco e poi la cena in compagnia.
Lo spettacolo finale è realizzato allo scopo di presentare ai genitori e a coloro che hanno voglia di parteciparvi il risultato finale del nostro lavoro e palesare l’obiettivo che volevamo raggiungere.
A questo punto però ci si può chiedere: ” quali caratteristiche differenziano il GREST dall’ ACR??” ..
Miei cari amici, a questa domanda cercherò di dar risposta nel prossimo blog J
Miei cari amici, a questa domanda cercherò di dar risposta nel prossimo blog J
E questo è il personaggio del nostro GREST |
lunedì 25 luglio 2011
Un suggerimento a mio parere interessante!! :)
Il percorso che affrontiamo all' A.C.R si basa su un argomento preciso che varia annualmente e propone attività che ricoprono il periodo di tempo che va da Settembre a Maggio dell'anno successivo.
Il tema di quest'anno erano le quattro operazioni matematiche, riassunte nel titolo "C'è di più!":
+ = insieme si da di più!
: = condividere con...
- = le differenze
x = moltiplicare per..
Riporto qui sotto un link che vi manda al sito dell'Azione Cattolica di Padova, dove viene spiegato in modo più approfondito tutto ciò!!
Quanto leggerete è stato oggetto del convegno educatori 2010-2011 tenuto nel Seminario Minore di Rubano e presentato dal simpaticissimo Gigi Cotichella!!
Consiglio, per chi non c'era, di darci un occhiata :)
http://www.acpadova.it/now/2010-2011/facciamo-4-conti
Il tema di quest'anno erano le quattro operazioni matematiche, riassunte nel titolo "C'è di più!":
+ = insieme si da di più!
: = condividere con...
- = le differenze
x = moltiplicare per..
Riporto qui sotto un link che vi manda al sito dell'Azione Cattolica di Padova, dove viene spiegato in modo più approfondito tutto ciò!!
Quanto leggerete è stato oggetto del convegno educatori 2010-2011 tenuto nel Seminario Minore di Rubano e presentato dal simpaticissimo Gigi Cotichella!!
Consiglio, per chi non c'era, di darci un occhiata :)
http://www.acpadova.it/now/2010-2011/facciamo-4-conti
venerdì 22 luglio 2011
L'ACR non è educativa solo per i bambini :)
L’episodio che qui riporto e che per me ha avuto valenza educativa è un’esperienza “negativa” ma educativa che ho vissuto in prima persona durante l’ACR e sulla quale ho avuto modo di riflettere molto. Essa si riferisce allo scorso anno, quando ero animatrice del gruppo 6-8 assieme a due animatori di due anni più giovani di me.
Una domenica mattina durante l’incontro un bambino,incurante del fatto che io stessi spiegando come svolgere l’attività, ha cominciato ad infastidire e sbeffeggiare le compagne creando con loro un clima di scontro, sostenuto e incitato dalle risate degli altri maschietti. Gli abbiamo chiesto più volte di smetterla ma senza nessun risultato: i nostri richiami al contrario sembravano incoraggiarlo a continuare. Si era creato nella stanza un clima tale da rendere impossibile il proseguimento dell’attività e la cosa mi infastidiva parecchio. D’impulso mi sono alzata, e dirigendomi verso di lui ho iniziato a sgridarlo urlandogli di smetterla e sottolineando che nessuno lo obbligava a venire all’ACR dato che non era la prima volta che lui aveva comportamenti simili.
Nell’aula si era creato un silenzio profondo e il ragazzino mi guardava stupefatto. Dopo la mia sfuriata sono riuscita a portare a termine l’attività anche se da parte dei bambini (e soprattutto di quello che avevo rimproverato) non ho riscontrato nessun tipo di entusiasmo: mi guardavano in modo strano quasi come avessero timore di me.
Anche al momento di salutarci il loro atteggiamento nei miei confronti era di distacco e molto più freddo rispetto al solito. Questo loro comportamento è stato per me fonte di riflessione su come mi ero comportata quel giorno e durante la settimana mi sono confrontata con gli altri animatori per cercare di trovare una soluzione alternativa che tenesse conto sia dei miei obbiettivi che delle esigenze dei bambini.
La domenica successiva la situazione si è verificata nuovamente e sempre con lo stesso bambino. Ma questa volta ,cosciente di ciò che era successo la settimana prima e delle riflessione fatte, ho gestito l’attività in modo diverso sedendomi in mezzo a loro e rendendo così l’incontro più interattivo. A questo punto non ero più io che impartivo loro un insegnamento ma ho cercato di far si che il messaggio alla base dell’attività fosso frutto dei loro interventi guidati da me. Ai bambini con qualche difficoltà di attenzione ho affidato dei compiti ,o meglio delle responsabilità, riuscendo così a tenerli occupati perché non fossero di disturbo al resto del gruppo e facendoli sentire utili.
Al termine dell’attività mi sono sentita pienamente soddisfatta; ero riuscita a raggiungere l’obbiettivo del mio lavoro con minor fatica rispetto alla volta precedente ed inoltre il clima del gruppo era sicuramente più sereno.
lunedì 18 luglio 2011
La comunicazione non verbale!!..
L’ACR è un modo per avvicinare il bambino alla chiesa e contribuisce, in maniera informale, a costruite la sua fede in base all’età.
Quest’anno sono stata responsabile del gruppo 9-11 e devo ammettere che non è stato per nulla semplice.
E’ difficile proporre giochi che coinvolgano tutti i ragazzini senza che nessuno sia escluso o si annoi disturbando gli altri.
Ricordo però in particolare un’occasione in cui l’attività è riuscita bene, e prenderò questo caso per spiegare un po’ più nel concreto di che cosa tratta ciò di cui ho parlato in questo blog.
Il tema centrale della giornata era la comunicazione non verbale ed avevamo chiamato il gioco “Parlare a specchio”: ogni bambino ha attaccato in fronte con un elastico un foglietto di carta con su scritta una parola(concreta o astratta). I bambini camminano sparsi per l’aula finché io non esclamo “VIA!!”. A questo punto devono formare velocemente delle coppie nelle quali ogni bambino senza parlare deve far capire a colui che gli sta davanti la parola che quest’ultimo ha in fronte. Una volta indovinata i ruoli vengono invertiti; e quando entrambi hanno individuato la loro parola vanno dall’animatore a farsi cambiare il cartellino sulla fronte e ricominciano a girare per la stanza alla ricerca di un nuovo compagno con cui comunicare.
Mi ha stupito veder come i bambini partecipavano dinamicamente a quest’attività e quanto fossero dispiaciuti quando questa è terminata. Tutto ciò ha annullato le mie titubanze e incertezze sull’esito positivo di quest’attività.
Ed ecco però che arriva il momento critico: quello post-gioco nel quale si devono tirare le fila dell’attività per cercare di comunicare a questi ragazzini qualcosa di utile, adattandolo al loro punto di vista e alla loro età.
E QUESTO NON E’ PER NIENTE FACILE: si dovrebbe essere in grado di coinvolgerli e intrattenerli, ma non sempre questo ci riesce.
Ci si potrebbe chiedere a questo punto: “ma che cosa centra la comunicazione non verbale con la fede??”.
Ecco, è proprio questa la domanda a cui cerchiamo di dare una risposta ed è anche ciò che dobbiamo trasmettere ai ragazzini durante l’ACR. Usare via alternative per comunicare loro la fede e i contenuti più spendibili quotidianamente della religione.
Credo che leggendo i post precedenti un po’ si possa intuire la risposta a questa domanda; cerco quindi di riassumere ugualmente ma in breve per non essere ripetitiva.
Dietro alla comunicazione non verbale ci stanno dei valori che non emergono in modo immediato. Tra questi vi sono per esempio: l’apertura, l’accettazione dell’altro e quindi la disponibilità ad entrare in relazione con lui, la collaborazione (talvolta un membro della coppia chiedeva aiuto ad un compagno vicino per spiegare al meglio la parola), la coscienza dei propri atti e la riflessione su di essi affinché la spiegazione risulti ottimale, la capacità di scegliere..e così via.
Tutti questi sono in un certo senso identificabili con quelli divulgati dalla Chiesa, ed in questo ambito sta a noi animatori creare tra le due polarità un ponte esplicito per i ragazzini.
E’ importante però non enfatizzare troppo questo aspetto poiché rischia di rendere il tutto noioso ed essere fonte di allontanamento dei bambini da questa attività, cosa che noi certamente non vogliamo!!
Parlare ai bambini di fede e religione a volte risulta essere un’ardua impresa probabilmente perché per loro si tratta di argomenti ancora molto astratti e irreali o perché tali contenuti vengono loro già proposti in altri ambienti (scuola, chiesa, catechismo).
I giochi proposti ,quindi, devono essere molto ben pensati e preparati affinché riescano bene nel loro obiettivo. Non sempre infatti se le attività non hanno successo è colpa dei bambini; in molti casi mi rendo conto che influisce ,tra le tante cose, per esempio la mia scarsa capacità di coinvolgimento ed intrattenimento la quale dovrebbe ancora potenziarsi. Sarebbe a mio parere interassante partecipare a dei corsi dove vengono insegnano strategie di coinvolgimento ; questo potrebbe aiutarmi a esplicare a il mio compito in modo sempre più efficace ed adeguato.
Quest’anno sono stata responsabile del gruppo 9-11 e devo ammettere che non è stato per nulla semplice.
E’ difficile proporre giochi che coinvolgano tutti i ragazzini senza che nessuno sia escluso o si annoi disturbando gli altri.
Ricordo però in particolare un’occasione in cui l’attività è riuscita bene, e prenderò questo caso per spiegare un po’ più nel concreto di che cosa tratta ciò di cui ho parlato in questo blog.
Il tema centrale della giornata era la comunicazione non verbale ed avevamo chiamato il gioco “Parlare a specchio”: ogni bambino ha attaccato in fronte con un elastico un foglietto di carta con su scritta una parola(concreta o astratta). I bambini camminano sparsi per l’aula finché io non esclamo “VIA!!”. A questo punto devono formare velocemente delle coppie nelle quali ogni bambino senza parlare deve far capire a colui che gli sta davanti la parola che quest’ultimo ha in fronte. Una volta indovinata i ruoli vengono invertiti; e quando entrambi hanno individuato la loro parola vanno dall’animatore a farsi cambiare il cartellino sulla fronte e ricominciano a girare per la stanza alla ricerca di un nuovo compagno con cui comunicare.
Mi ha stupito veder come i bambini partecipavano dinamicamente a quest’attività e quanto fossero dispiaciuti quando questa è terminata. Tutto ciò ha annullato le mie titubanze e incertezze sull’esito positivo di quest’attività.
Ed ecco però che arriva il momento critico: quello post-gioco nel quale si devono tirare le fila dell’attività per cercare di comunicare a questi ragazzini qualcosa di utile, adattandolo al loro punto di vista e alla loro età.
E QUESTO NON E’ PER NIENTE FACILE: si dovrebbe essere in grado di coinvolgerli e intrattenerli, ma non sempre questo ci riesce.
Ci si potrebbe chiedere a questo punto: “ma che cosa centra la comunicazione non verbale con la fede??”.
Ecco, è proprio questa la domanda a cui cerchiamo di dare una risposta ed è anche ciò che dobbiamo trasmettere ai ragazzini durante l’ACR. Usare via alternative per comunicare loro la fede e i contenuti più spendibili quotidianamente della religione.
Credo che leggendo i post precedenti un po’ si possa intuire la risposta a questa domanda; cerco quindi di riassumere ugualmente ma in breve per non essere ripetitiva.
Dietro alla comunicazione non verbale ci stanno dei valori che non emergono in modo immediato. Tra questi vi sono per esempio: l’apertura, l’accettazione dell’altro e quindi la disponibilità ad entrare in relazione con lui, la collaborazione (talvolta un membro della coppia chiedeva aiuto ad un compagno vicino per spiegare al meglio la parola), la coscienza dei propri atti e la riflessione su di essi affinché la spiegazione risulti ottimale, la capacità di scegliere..e così via.
Tutti questi sono in un certo senso identificabili con quelli divulgati dalla Chiesa, ed in questo ambito sta a noi animatori creare tra le due polarità un ponte esplicito per i ragazzini.
E’ importante però non enfatizzare troppo questo aspetto poiché rischia di rendere il tutto noioso ed essere fonte di allontanamento dei bambini da questa attività, cosa che noi certamente non vogliamo!!
Parlare ai bambini di fede e religione a volte risulta essere un’ardua impresa probabilmente perché per loro si tratta di argomenti ancora molto astratti e irreali o perché tali contenuti vengono loro già proposti in altri ambienti (scuola, chiesa, catechismo).
I giochi proposti ,quindi, devono essere molto ben pensati e preparati affinché riescano bene nel loro obiettivo. Non sempre infatti se le attività non hanno successo è colpa dei bambini; in molti casi mi rendo conto che influisce ,tra le tante cose, per esempio la mia scarsa capacità di coinvolgimento ed intrattenimento la quale dovrebbe ancora potenziarsi. Sarebbe a mio parere interassante partecipare a dei corsi dove vengono insegnano strategie di coinvolgimento ; questo potrebbe aiutarmi a esplicare a il mio compito in modo sempre più efficace ed adeguato.
giovedì 7 luglio 2011
ma...che cos'è una animatore??
Un animatore A.C.R. credo sia il risultato dell’unione tra un educatore ed un animatore dei villaggi turistici.
Alla serietà dell’uno si unisce la “felicità” e giocosità dell’altro: egli infatti deve essere capace di creare attività con un preciso obbiettivo facendo uso di giochi coinvolgenti e soprattutto divertenti per i ragazzi.
Credere in quello che fa, gli consente di svolgere questa attività in modo più fruttuoso sia per se che per gli altri.
Non ci si improvvisa animatori, ma l’esserlo è frutto di una vocazione, o meglio ancora di una predisposizione che si sviluppa e viene coltivata dentro di noi per esempio partecipando sin da piccoli all’A.C.R. o facendo altre attività di volontariato.
È vero infatti che chi vi ha preso parte sin da bambino è più spronato a continuare il percorso intrapreso diventando animatore una volta cresciuto, convinto di ciò che sta facendo.
“L’animatore A.C.R. deve saper divertire gli altri ma soprattutto deve DIVERTIRSI nel farlo”.
Questo è in un certo senso lo slogan degli animatori della mia parrocchia e sta proprio a significare che se l’animatore non si diverte vuol dire che forse non è adatto a rivestire questo ruolo, e deve essere sincero nell’ammetterlo.
I bambini hanno la straordinaria capacità di cogliere i nostri sentimenti anche se non ce ne rendiamo conto. Per cui un animatore disinteressato annoiato da ciò che fa, trasmette quest’attitudine anche ai ragazzi che a loro volta di certo non saranno partecipi e attivi.
È un circolo vizioso:
l’animatore non si diverte, i ragazzi lo capiscono e nemmeno loro cercano di divertirsi e partecipare, e di conseguenza l’animatore risulterà ancora più scocciato e meno invogliato nel fare A.C.R.
Egli deve capire che comunica in ogni momento con i bambini, sia in modo verbale che non verbale.
Molti bambini si confidano con noi animatori se hanno qualche problema prendendoci come punto di riferimento; ci sentono vicini a loro in quanto condividiamo e partecipiamo ai loro giochi ma nello stesso momento ci reputano grandi quanto basta per poterli aiutare.
Siamo dei fratelli maggiori: fungiamo da modello e da punto di riferimento; loro copiano ciò che noi facciamo e reputano “giusto” il modo in cui noi ci comportiamo.
Questo non solo durante l’ora di A.C.R. ma anche per strada, al supermercato o in chiesa.
In qualsiasi luogo e momento noi siamo animatori/educatori: è qualcosa che connota la nostra esistenza in modo indelebile.
Io stessa ricordo ancora i miei animatori e il modo in cui li vedevo e consideravo.
L’essere animatore è un attività legata alla chiesa, e questo è uno dei motivi per cui il numero degli animatori è scarso in alcune parrocchie: un pregiudizio molto diffuso che reputa l’animatore una persona troppo seria e non capace di divertirsi!!!
Questo è uno dei motivi per i quali soprattutto i giovani si allontanano da questa attività, considerando eccessivamente importante il giudizio degli altri su di loro.
“io vorrei fare l’animatore ma se lo faccio i miei amici mi prendono in giro”: mi ha detto l’estate scorsa un ragazzo quando gli ho proposto di venire a fare l’animatore.
Intraprendere questa attività di volontariato significa molte volte fare delle piccole scelte, sacrificare qualcosa per dire si ad altro che magari ci diverte meno: passare una sera alla settimana a programmare attività, trovarsi qualche pomeriggio per concludere le ultime cose rinunciando a qualche impegno, svegliarsi presto la domenica mattina per andare a messa e poi all’A.C.R., non andare a letto tardi il sabato altrimenti ci si sveglia come zombie impresentabili e così via…
Sacrifici che comunque non risultano di peso eccessivo se ciò per cui lo si fa ci interessa veramente.
Molti si chiederanno cosa ci si guadagna a fare l’animatore ovvero cosa spinge a farlo se oltretutto è anche un attività di volontariato.
Beh, per rispondere a questa domanda riporto la parere di un parroco a cui è stata posta questa domanda durante un seminario a cui ho assistito:
“al piccolo principe la volpe risponderebbe che ci guadagna il colore del grano”.
I rapporti con le persone danno ricchezza e ci permettono di toccare con mano l’immenso valore della vita.
L’A.C.R. fa si che sviluppiamo molte capacità quali quella dell’ascolto, della condivisione e dell’apertura all’altro e fa emergere le nostre potenzialità magari rimaste fino ad ora nascoste!
Le difficoltà e i problemi che possiamo incontrare volgendo quest’attività sono infiniti poiché si ha sempre a che fare con tante persone, tutte diverse e con mille aspettative!
Il punto di forza di ogni animatore? Beh, sicuramente il gruppo animatori con cui lavora che in ogni momento è di sostegno, se tra di loro c’è coesione!!
:)
Il punto di forza di ogni animatore? Beh, sicuramente il gruppo animatori con cui lavora che in ogni momento è di sostegno, se tra di loro c’è coesione!!
giovedì 16 giugno 2011
Maaa.. che cos'è l' ACR??
Prima di proseguire nella trattazione di questo tema,il quale spero risulti interessante e fonte di numerosi commenti J, mi sembra opportuno definire che cos’è l’A.C.R. per coloro che non lo conoscono o che magari non ne hanno mai fatto esperienza perché non è un’iniziativa proposta dalla loro parrocchia.
Con sigla A.C.R. si vuole identificare “l’Azione Cattolica Ragazzi”, un associazione che accompagna i ragazzi dai 6 ai 14 anni nel loro cammino di fede attraverso giochi e attività stimolandoli ad essere in prima persona i protagonisti di questo percorso.
Questa iniziativa viene messa in atto nelle singole parrocchie, il sabato pomeriggio o la domenica mattina dopo la messa, da animatori-educatori volontari, testimoni di fede cristiana che realizzano attività diversificate in base all’età dei bambini: 6-8 anni, 9-11 anni, 12-13anni e 14 anni.
L’A.C.R. mette in atto una programmazione che ha come punti di riferimento i valori della religione cristiana e, basandosi su di essi, crea delle attività su misura di bambino per trasmettere loro questi contenuti.
Conoscendo questi valori però, si può notare come essi siano identificabili con quelli del vivere comune: solidarietà, capacità di ascolto, accettazione e apprezzamento dell’altro, responsabilità delle proprie azioni e così molti altri. Sono tutti valori utili al bambino, non solo in questo ambito, ma nella vita in generale o meglio nel rapportarsi agli altri e nell’autoformazione.
“Mio figlio non va all’A.C.R., perché va già a catechismo”: tipica frase che si sente dire da molti genitori!! Essa denota un pregiudizio molto diffuso e comune tra le persone, ma allo stesso tempo anche molto inesatto, ovvero quello di ritenere l’A.C.R. sinonimo di catechismo …
NON è COSI’ !!!!!
Questo errato modo di pensare probabilmente nasce dal fatto che entrambe riguardano l’ambito religioso ma non si tiene conto del differente approccio che le connota.
L’A.C.R. punta più al gioco e al movimento fisico, sfruttando spazi aperti e mirando all’interattività con i bambini lasciandolo solo trasparire il fine morale.
Il catechismo invece è più un’ attività di tipo teorico, dove ai bambini vengono trasmessi contenuti prettamente religiosi (comandamenti,sacramenti, la storia dei primi cristiani, le figure più importanti del cristianesimo ecc.).
A mio parere la mancata frequentazione dell’ A.C.R. rischia di precludere al ragazzino la possibilità di fare nuove esperienze utili per la sua crescita e per affrontare in modo migliore la vita, tanto più in questo momento in cui i bambini hanno poche occasioni di scambio e confronto diretto o naturale con gli altri.
A volte probabilmente, la frenesia e lo stress della quotidianità fanno si che i genitori preferiscano rimanere a casa tranquilli senza dover portare il figlio a queste attività, lasciandolo intrattenersi con tv, videogiochi o computer, non rendendosi conto però che così facendo precludono al bambino una occasione importante per la sua formazione.
A mio parere ci dovrebbe essere una maggior “pubblicizzazione” dell’A.C.R. e dei suoi obbiettivi perché da molti è sottovalutata come pure “gioco” o appunto, come ho detto in precedenza, confusa con il catechismo.
So di alcune parrocchie che non propongono l’A.C.R. come attività per la comunità e personalmente io penso che sia un grosso svantaggio. Cosa ne pensi?
La tua parrocchia propone l’ ACR tra le attività per i ragazzi?? J
La tua parrocchia propone l’ ACR tra le attività per i ragazzi?? J
martedì 7 giugno 2011
E' maleducazione? o semplice vivacità?
Utilizzo questo mio secondo post per rispondere al commento lasciato nella discussione precedente, nel quale veniva chiesto se l’aver a che fare con ragazzi irrispettosi e maleducati, durante le attività, fosse una problematica condivisa anche da altri.
Purtroppo ho riscontrato pure io in alcuni casi questo problema.
Più che di mancanza di rispetto, nel mio caso, i ragazzini si sono mostrati difficili da gestire o poco coinvolti nell’attività proposta.
Di conseguenza risultavano nei confronti di noi animatori “irrispettosi” perché, interrompendo continuamente l’attività con schiamazzi e agitandosi per la stanza ne rendevano impossibile il proseguimento.
Era forse questo il tipo di mancanza di rispetto di cui lei parlava??
Spesso prima di iniziare l’attività A C R , la domenica mattina, io chiedo ai bambini del mio gruppo (9-11 anni) come è andata la loro settimana e noto nelle loro risposte che risultano pieni di impegni tra scuola, sport, catechismo e altro...
Mi chiedo,è forse questo il motivo del loro comportamento “irrequieto”?
L’A C R tra tutti questi impegni infatti, è quello meno rigido e controllato quindi talvolta preso da loro come valvola di sfogo.
Io ritengo che a questo punto stia a noi animatori/educatori sfruttare al meglio questa loro vivacità e voglia di fare, in modo da renderla fruttuosa e utile per lo svolgersi dell’attività e per la loro crescita/formazione.
Dobbiamo saper creare giochi e attività calibrati alle potenzialità dei ragazzi e non tenere solo a mente lo scopo morale che ci eravamo posti all’inizio, perche così facendo rischiamo di dimenticare di aver a che fare con dei ragazzi o meglio, con delle persone.
COINVOLGIMENTO: credo sia la parola chiave.
In base alle capacità che noi animatori dovremmo avere molto sviluppata, ovvero quella di saper gestire al meglio l’imprevisto, dobbiamo riuscire a cambiare attività/gioco a seconda della situazione e delle problematiche che emergono, trovarci comunque un risvolto morale da trasmettere ai ragazzi.
Non è per nulla facile, solo la prima ad ammetterlo, in quanto si ha a che fare con bambini che hanno personalità diverse l’una dall’altra, ma credo che con un po’ di esperienza ci risulti nel tempo meno difficile.
Una strategia che noi animatori utilizziamo è quella di organizzare ogni domenica attività diverse cercando di accontentare, a ruota, le varie “esigenze” di tutti i ragazzi.
Cosa ne pensate a riguardo di questo tema?? Ritenete anche voi che forse non è propriamente corretto generalizzare la questione definendo questo comportamento “maleducazione”?
venerdì 27 maggio 2011
Benvenuti :)
Questo è il mio primo post..
In questo blog parlerò dell'importanza dell'ACR a livello parrocchiale, coma attività che unisce divertimento, gioco e morale, raccontando anche la mia esperienza personale!!
Commentate numerosi !!
In questo blog parlerò dell'importanza dell'ACR a livello parrocchiale, coma attività che unisce divertimento, gioco e morale, raccontando anche la mia esperienza personale!!
Commentate numerosi !!
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